AMICO DEL PIANETA

Le tendenze di sostenibilità dei consumatori sono state fortemente accelerate dagli eventi del 2020 e stanno già iniziando a emergere in diversi mercati. Nonostante l’estrema imprevedibilità e incertezza, la pandemia ha sicuramente contribuito a creare una maggiore consapevolezza pubblica e ad approfondire la comprensione dei consumatori dell’impatto che stiamo avendo sul pianeta Terra. Il movimento ambientalista ha guadagnato terreno e i consumatori sono diventati più sensibili all’impatto ambientale delle loro decisioni di acquisto: imballaggi, ingredienti, processi di produzione, emissioni, riciclaggio. Secondo una recente ricerca di PwC, il 52% dei consumatori di 26 paesi in tutto il mondo ammette di essere più eco-friendly rispetto a 6 mesi prima e il 51% degli intervistati valuta la trasparenza e la tracciabilità come fattori chiave di acquisto.

Il consumismo ecosostenibile è quindi qui per restare e l’azione per il clima non è più limitata alle decisioni e alle politiche governative. I consumatori si stanno assumendo la responsabilità del loro impatto sul pianeta, poiché la pandemia zoonotica che sta ancora influenzando le nostre vite li ha resi più consapevoli della connessione tra la salute umana e la salute del mondo naturale, e di quanto facilmente le minacce all’una possano essere trasmesse all’altra. Un sondaggio del 2020 condotto da The Carbon Trust ha rilevato che due terzi dei consumatori supportano l’etichettatura del carbonio sui prodotti in Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. I grandi marchi multinazionali si stanno muovendo per implementarla ed è probabile che i consumatori inizieranno ad aspettarsela anche da marchi più piccoli, più locali o convenienti.

A BASE VEGETALE

Secondo una ricerca di Deloitte, ridurre il consumo di carne e prodotti di origine animale è il quarto metodo più popolare per sostenere la sostenibilità da parte dei consumatori interessati. Secondo uno studio della FAO, le emissioni globali del bestiame rappresentano il 14,5% di tutte le emissioni di gas serra antropogeniche, ovvero più delle emissioni di tutte le auto, aerei, camion e navi messe insieme. Questo numero da solo basterebbe a giustificare le molteplici richieste di ridurre il nostro consumo di carne e latticini, ma oltre alle emissioni in sé, dobbiamo affrontare l’altra verità legata al settore zootecnico: la deforestazione. L’agricoltura animale è responsabile di almeno l’80% della deforestazione dell’Amazzonia. Per non parlare della quantità di acqua dolce necessaria per la lavorazione della carne: il 70% del consumo globale di acqua dolce. Il 2020 è stato l’anno in cui tutti hanno scoperto la dieta a base vegetale nelle economie sviluppate, dove i vegani rappresentano il 2% della popolazione e i flexitariani-reducetariani stanno crescendo rapidamente.

Entro l’estate del 2020, il Regno Unito ha visto le vendite di alimenti a base vegetale crescere del 243%, secondo la Vegan Society, con i consumatori che hanno inserito il 14% in più di opzioni senza carne e senza latticini nei loro carrelli della spesa. Le previsioni di Research & Markets suggeriscono che il mercato degli alimenti a base vegetale dovrebbe crescere a un CAGR dell’11,9% dal 2020 al 2027 e la prossima grande area di sviluppo per gli alimenti a base vegetale sono le alternative a pesce/frutti di mare e maiale.

BIOLOGICO, COMMERCIO EQUO E SOLIDALE

Le vendite di prodotti biologici e Fairtrade sono aumentate vertiginosamente dopo lo scoppio del Covid-19, in linea con il consumismo etico e le tendenze dell’economia circolare, e con la necessità di trasparenza nell’approvvigionamento e nella lavorazione. Le crescenti tendenze a mangiare a casa, insieme alle preoccupazioni sulla salute personale e l’immunità, hanno contribuito fortemente alla crescita della categoria. La crescita dell’etichettatura e dell’approvvigionamento di prodotti biologici e Fairtrade risponde alle preoccupazioni dei consumatori sull’origine delle materie prime e sui canali di fornitura ed è collegata a un crescente interesse per la regionalità e gli acquisti locali. Secondo New Hope Network, “l’attrattiva dei prodotti biologici per i millennial e gli acquirenti della generazione Z si estende ora oltre le loro famiglie e non si limita a questioni di cibo e agricoltura. Scelgono anche alimenti biologici per le sue pratiche di benessere umano e animale e per la sua sostenibilità e le storie trasparenti della filiera”.

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